Valnegra

VALNEGRA sembra derivare il suo nome da “NEGRA” oscura, anche se la sua posizione geografica è tutt’altro che angusta. Gli abitanti di Valnegra sono molto industriosi da sempre, seppero coltivare il piccolo territorio comunale a biada, a patate e a gelsi. Molti esercitavano l’arte del carbonaio e “esportarono” questo mestiere anche fuori provincia e fuori Italia. Valnegra, ai piedi del Monte Torcola, è un piccolo centro che già nel ‘400 era autonomo da Piazza Brembana ed ospitava una comunità contadina dedita allo sfruttamento dei pascoli e dei boschi.

Valnegra prende il nome dal fitto manto di pini che un tempo ne oscurava i versanti: crescere lì significava diventare boscaioli capaci di affrontare condizioni aspre, abilità che rese questi lavoratori ricercati in tutta Italia e all’estero. Con i proventi di quel mestiere la piccola comunità finanziò la ricostruzione della chiesa di San Michele Arcangelo, rifatta in stile neoclassico nel 1838 e sormontata da una statua di rame alta quasi tre metri, e accolse, nel 1865, la prima scuola superiore della valle nel Collegio San Carlo dell’Opera Pia Gervasoni, soprannominata “la Sorbona di Gogìs” e oggi sede della scuola media intercomunale. Già capoluogo della quadra “Oltre la Goggia” sotto Venezia (lapide del 1429), Valnegra conserva nella piazza la fontana ottocentesca del 1881 e, lungo la via principale, insegne scolorite di antiche botteghe, balconi decorati e pitture sacre che raccontano la vita commerciale e sociale di inizio Novecento. Poco a sud, l’oratorio seicentesco di San Carlo veglia isolato sui prati, mentre chiesa e scuola restano i due fari architettonici che annunciano il borgo da lontano, simboli di una comunità unita da memoria, lavoro e istruzione.