San Giovanni Bianco -> Dossena

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Questa salita, pur breve, si rivela fin da subito un’autentica prova di gestione delle proprie forze, poiché il dislivello varia continuamente, alternando momenti di relativa scioltezza ad altri in cui ogni pedalata richiede un impegno deciso. All’inizio, l’asfalto s’inerpica dolcemente attraverso un bosco rigoglioso, dove l’ombra avvolge la carreggiata e regala piacevoli sbuffi di frescura. Qui il ciclista può calibrare il ritmo, assaporando il canto degli uccelli e il profumo del sottobosco, prima di guadagnare il primo punto di ristoro naturale: il santuario della Madonna della Costa.

Giunti al piccolo complesso quattrocentesco, con le sue pareti di pietra antica e gli archi semplici ma solenni, vale la pena fermarsi. Sedersi sui gradini, respirare a fondo e lasciarsi incantare dalle decorazioni già scolorite dal tempo rappresenta un recupero prezioso di energia, così che la ripartenza risulti meno gravosa. Ripreso il percorso, la strada torna a farsi più severa: curve e tornanti si susseguono con pendenze decise, in un continuo saliscendi che sfida la resistenza muscolare. Il manto stradale, sebbene in buona parte ben ombreggiato, tradisce qualche fondo sconnesso nella parte mediana dell’ascesa, dove piccole buche e crepe invitano a porre maggiore attenzione alla traiettoria, senza però turbare la concentrazione.

L’atmosfera si fa quasi meditativa, interrotta soltanto dal rombo sommesso delle ruote sull’asfalto sconnesso e dallo scroscio lontano di un ruscello che scende dalle alture circostanti. Proprio in questo tratto centrale, il ciclista potrà avvistare, tra i faggi e i castagni, qualche capriolo incuriosito dal passaggio, mentre più in alto il bosco si dirada, lasciando filtrare squarci di cielo terso. In breve si raggiunge la chiesa di San Pietro d’Orzio, un gioiello romanico dall’abside semicircolare e dalle finestrelle strette, che emerge come una perla nascosta tra alberi secolari. Una breve sosta qui è un invito a rallentare i pensieri e a lasciarsi rapire dalle decorazioni scolpite nella pietra, dalle volte antiche e dall’aura di pace che permea l’edificio.

Rinfrancati nel corpo e nello spirito, si riprende a salire verso la parte finale, dove l’ombra torna a farsi fitta e rassicurante. L’ultimo strappo che conduce alla chiesetta della Trinità è il più impegnativo, con tornanti stretti che richiedono passo regolare e una corretta scelta del rapporto per affrontare pendenze che, seppur non eccessive, sapranno mettere alla prova la resistenza. Una volta raggiunta la piccola cappella, costruita in posizione panoramica, lo sforzo è ripagato da una vista mozzafiato: la conca di Dossena si stende ai vostri piedi, circondata da morbide colline e punteggiata di casolari in pietra, mentre in lontananza si intravedono le vette delle Orobie che sfiorano il cielo.

Questo valico offre non solo un premio visivo, ma anche la consapevolezza di aver conquistato, con concentrazione e pazienza, un percorso vario e affascinante. Qui, dove l’aria è più rarefatta e profumata di erbe alpine, il ciclista può finalmente rilassarsi, lasciando correre lo sguardo sui sentieri sottostanti e preparando la discesa che, tra curve panoramiche e scorci inattesi, lo riporterà al punto di partenza, con il cuore leggero e il ricordo vivo di un’avventura che ha saputo coniugare fatica, bellezza e storia.