Questa pianta erbacea perenne cresce preferibilmente su suoli calcarei, nei prati e nei pascoli aridi, fino a oltre i 1500 metri di quota. Fiorisce tra maggio e luglio ed appartiene alla famiglia delle Compositae.
L’etimologia del nome comune “costolina macchiata” è incerta e si perde nel tempo. Secondo alcune interpretazioni deriverebbe dalle parole greche Hypo (sottoterra) e choeros (maiale), poiché i maiali ricercano avidamente le sue radici, scavando con il muso per cibarsene. Fu comunque il biologo svedese Carl von Linné a introdurre il nome del genere Hypochoeris nella sistematica vegetale nel 1754. L’aggettivo maculata si riferisce invece alle caratteristiche macchie presenti sulle foglie.
La pianta può raggiungere un’altezza compresa tra i 30 e i 95 cm ed è più o meno pelosa. Le foglie basali, raccolte in rosetta, sono ovato-spatolate, grossolanamente dentate e spesso presentano macchie viola scuro. L’infiorescenza è a capolino, con diametro di 4-5 cm, involucro emisferico e brattee lineari. I fiori, tutti ligulati, hanno un colore giallo-limone sporco. I frutti sono acheni provvisti di un pappo piumoso.

Dal punto di vista delle proprietà officinali, la Hypochoeris maculata è nota fin dall’antichità per i suoi effetti emollienti, calmanti, rinfrescanti, sedativi del sistema nervoso e lassativi.
- L’acqua di lattuga macchiata (3 bicchieri al giorno) è dissetante e lassativa.
- Bevuta lentamente prima di dormire, aiuta a combattere l’insonnia.
- È utile contro catarri e tosse e favorisce la regolazione della pressione arteriosa.
Dal punto di vista alimentare, le costoline ricordano la lattuga coltivata: si consumano crude in insalata, oppure cotte in brodo. In quest’ultima forma sono particolarmente adatte a chi conduce una vita sedentaria.

Repertòre di èrbe e piante bergamasche de mangià (tratto dal libro “Profumi e sapori di un tempo”, a cura di Cristian Bonaldi con la consulenza di Bonaldi Ruggero e Innocenti Maurizio – Corpo Forestale dello Stato).