Il Farfaraccio, detto anche Cavolaccio, è una pianta erbacea perenne originaria delle zone a clima temperato freddo. Cresce fino a 1400 metri di altitudine, soprattutto in ambienti montani e boschivi, in luoghi freschi e ombreggiati, ma anche vicino alle sorgenti dei fiumi.
A seconda della specie, fiorisce tra marzo e maggio, all’inizio o alla fine della primavera, anche se alcune varietà anticipano la fioritura già a gennaio. Appartiene alla famiglia delle Compositae o Asteraceae, e il nome botanico Petasites deriva dalle grandi foglie a forma di cuore, simili a un ampio cappello.
Conosciuto sin dall’antica Roma (i botanici dell’epoca lo utilizzavano già ai tempi di Nerone), il Farfaraccio è noto anche con numerosi nomi popolari: bàrdano domestico, erba per la tegna, lampazzo, petrasita, barbaz, tossilagine maggiore, barde, lavassa.

Proprietà officinali
Il Farfaraccio è da sempre apprezzato per le sue proprietà terapeutiche.
- Uso tradizionale: l’erboristeria ne ricavava estratti per trattare tosse, asma e rinite allergica. Nella medicina popolare era utilizzato anche contro disturbi del tratto uro-genitale, problemi gastrointestinali, della colecisti e per alleviare l’emicrania.
- Principi attivi: i suoi componenti principali sono petasina e isopetasina, sostanze con potente effetto vasodilatatore. Questi principi attivi riducono i sintomi dell’emicrania, contrastano il rilascio di istamina (alla base della congestione nasale e delle allergie) e favoriscono l’espettorazione, calmando la tosse.
- Altri effetti: grazie alle proprietà emollienti e spasmolitiche, può essere utile anche contro insonnia e stati di eccitazione nervosa.

Preparazioni ed utilizzi
Le parti impiegate in erboristeria sono foglie, rizomi (radici) e capolini dei fiori.
- Infusi e tisane: con le foglie fresche si preparano infusi (2–3 tazze al giorno per massimo un mese) indicati contro mal di testa, tosse, asma, allergie e disturbi respiratori.
- Uso esterno: gli infusi di foglie si applicano sulla pelle in caso di arrossamenti o irritazioni. Le foglie fresche, applicate sul viso, hanno effetto decongestionante; tritate, leniscono bruciature, infiammazioni e piaghe.
- Cosmesi tradizionale: utilizzate come impacchi naturali per la pelle del viso.
- Usi antichi: in passato le foglie essiccate venivano fermentate e fumate come sigarette alternative, oppure tritate e usate come sostituto del tabacco da pipa o da fiuto. Durante la Seconda Guerra Mondiale, venivano addirittura preparate sigarette “anti-asmatiche” mescolando foglie secche di farfaraccio e tabacco.
Usi alimentari
Alcune parti della pianta sono commestibili:
- i gambi delle foglie giovani si possono bollire e mescolare alle bietole, con un gusto simile a quello degli asparagi;
- i piccioli si consumano anche arrostiti o conservati in salamoia;
- in alcune tradizioni locali il Farfaraccio è stato utilizzato persino come sostituto del sale da cucina.

Repertòre di èrbe e piante bergamasche de mangià (tratto dal libro “Profumi e sapori di un tempo”, a cura di Cristian Bonaldi con la consulenza di Bonaldi Ruggero e Innocenti Maurizio – Corpo Forestale dello Stato).