È una pianta erbacea annuale infestante, con radice fittonante e fusto che può raggiungere 1–1,5 metri di altezza. Vegeta fino a 1000 metri di quota. Originaria dell’America settentrionale, è ormai da tempo naturalizzata in Italia. Cresce soprattutto come erba infestante negli orti, nei campi, lungo i greti dei fiumi e nelle zone ruderali, dalla fascia mediterranea fino a quella montana.
Il nome Erigeron deriva dal greco eri (“primavera”) e géron (“vecchio”), con riferimento al periodo in cui la pianta fiorisce.

Caratteristiche botaniche
Il fusto e le foglie presentano una pelosità formata da lunghi peli radi. Le foglie non hanno un picciolo ben definito, ma sono più o meno attenuate alla base.
L’infiorescenza è una grande pannocchia piramidale molto ramificata; i fiori sono raccolti in piccoli capolini. Il frutto è un achenio con breve pelosità, sormontato da un pappo di numerose setole bianco-giallastre.
Proprietà e usi
L’Erigero è apprezzato per le sue proprietà:
- Balsamiche e antinfiammatorie sull’apparato respiratorio, grazie all’olio essenziale che conferisce ai decotti odore caratteristico e sapore amarognolo-aromatico.
- Diuretiche e depurative: favorisce l’eliminazione delle scorie azotate tramite una maggiore escrezione di urina; utile in caso di reumatismi, gotta e artrite.
- Antiemorragiche e vermifughe.

Raccolta e conservazione
Le sommità fiorite si raccolgono tra luglio e agosto, all’inizio della fioritura, recidendo l’infiorescenza e circa dieci centimetri di fusto con le foglie. Vanno riunite in mazzi non troppo fitti, appese ad essiccare in luoghi ombreggiati e ben aerati. Una volta secche, si conservano in sacchetti di carta o di tela.
Preparazioni
- Uso in cucina: le foglie giovani possono essere consumate crude in insalata; quelle più adulte, cotte nelle minestre.
- Decotto diuretico: 2 g di sommità fiorite in 100 ml di acqua. Se ne consigliano 2–3 tazzine al giorno.
- Per infiammazioni della gola: sciacqui e gargarismi con un decotto di 6 g di sommità fiorite in 100 ml di acqua.

Repertòre di èrbe e piante bergamasche de mangià (tratto dal libro “Profumi e sapori di un tempo”, a cura di Cristian Bonaldi con la consulenza di Bonaldi Ruggero e Innocenti Maurizio – Corpo Forestale dello Stato).