Sussia e’ un’ antica frazione sopra San Pellegrino Terme raggiungibile percorrendo un’ora di comoda mulattiera, che parte dalla Vetta. Pur rispettando rigorosamente le caratteristiche del posto e le giuste istanze di chi si preoccupa del verde e dell’antichità, Sussia puo’ avere un futuro come agriturismo e come punto di ritrovo per magnifiche e salutari escursioni. La chiesetta dedicata a S. Michele, grazie a vari interventi di volontari, viene mantenuta in buono stato, ma necessita sempre di costanti cure, specialmente per il tetto.


Le origini di Oneta frazione di San Giovanni Bianco risalgono probabilmente al periodo delle invasioni barbariche e la sua storia è legata a quella della nobile famiglia dei Grataroli cui appartenne la casa dell’ Arlecchino. Fin dagli inizi del Trecento, il territorio del borgo faceva parte della Pieve di Dossena. A quei tempi la maggior parte dei terreni erano di proprietà della Chiesa e di facoltose famiglie. Le contese fra Guelfi e Ghibellini, a cavallo tra il Trecento e il Quattrocento, sconvolsero e funestarono anche il territorio bergamasco.
Con la Serenissima, la situazione di contrasto tra le diverse famiglie si placò; nacquero edifici rurali e nuovi centri in particolare in prossimità dei tracciati viari più frequentati. Alla fine del periodo medioevale, per i borghi situati lungo gli antichi percorsi (in particolare quelli attraversati dalla cosiddetta Via Mercatorum o via dei Trafficanti) iniziò un lento declino originato dalla costruzione di una nuova strada di fondovalle, detta Priula, che attirò ben presto tutti i traffici locali.

Con la Serenissima, la situazione di contrasto tra le diverse famiglie si placò; nacquero edifici rurali e nuovi centri in particolare in prossimità dei tracciati viari più frequentati. Alla fine del periodo medioevale, per i borghi situati lungo gli antichi percorsi (in particolare quelli attraversati dalla cosiddetta Via Mercatorum o via dei Trafficanti) iniziò un lento declino originato dalla costruzione di una nuova strada di fondovalle, detta Priula, che attirò ben presto tutti i traffici locali.
La casa d’Arlecchino:lLa contrada di Oneta è famosa per l’edificio signorile, di epoca quattrocentesca, noto come Casa d’Arlecchino. Il palazzo apparteneva in origine alla potente famiglia locale dei Grataroli i cui componenti vantavano ricchezze e fortune acquisite a Venezia e avevano poi voluto nobilitare l’edificio di Oneta quasi ad ostentare in patria, con questo segno tangibile, il livello della potenza raggiunta.


La tradizione che identifica Oneta come patria, prima degli zanni e poi di Arlecchino, può ben essere inserita nelle vicende della nobile famiglia Grataroli. Va considerato, infatti, che gli zanni (dei quali rimangono qui ancora le tracce nel cognome di diverse famiglie), vestivano sulle scene veneziane i panni del servo balordo e opportunista, ruolo comunemente attribuito ai valligiani brembani che affollavano la città lagunare svolgendo i lavori più faticosi.
